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Arte della distrazione


Mentre noi perdiamo tempo a discutere di calciatori-scommettitori, marce e terremoti, loro – quel parlamentino di eletti/nominati che non vuole mollare la presa – cambiano la nostra Costituzione.
Il testo è stato approvato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato e andrà in aula, per la prima lettura, al più presto; nelle intenzioni di ABC c’è proprio l’approvazione entro l’estate, per passare entro fine legislatura alla seconda lettura, possibilmente con oltre i due terzi della maggioranza necessaria per evitare un referendum popolare che li stenderebbe.
Serve, quindi, una mobilitazione di massa per impedire che un gruppo di criminali e incompetenti distrugga il frutto della Resistenza, della Liberazione e della Costituente.

Il testo prevede, insieme a qualche accettabile novità, un numero di porcate indefinibili: vi posto un brevissimo riassunto rinvenuto qua e là in rete.

– ART.56: i deputati sono ridotti da 630 a 508 dei quali otto sono eletti all’estero. Ora gli eletti all’ estero sono 12. L’età per essere eletti alla Camera scende da 25 a 21 anni.

– ART.57: i senatori elettivi sono ridotti da 315 a 254, quattro dei quali eletti nella circoscrizione Estero.

– ART.58: sono eleggibili al Senato gli elettori che abbiano 35 anni. Ora bisogna aver compiuto 40 anni.

– ART. 64: arriva lo “Statuto dell’opposizione”. I regolamenti parlamentari “garantiscono i poteri di Governo e maggioranza nonchè i diritti di opposizioni e minoranze”.

– ART. 69: deputati e senatori “hanno il dovere di partecipare ai lavori dell’Assemblea e delle Commissioni”.

– ART.70: si elimina l’avverbio “collettivamente” quando si afferma che “la funzione legislativa è esercitata dalle due Camere”. Da notare che seppure una formalità, questo potrebbe essere il primo passo necessario per superare il bicameralismo perfetto.

– ART.72: cambia il bicameralismo: 1) i ddl riguardanti la legislazione concorrente tra Stato e Regioni e le materie di cui all’art. 119 della Carta sono assegnati al Senato, gli altri alla Camera. 2) Per il varo di una legge basta il via libera della sola Camera cui è assegnata, ma l’altro ramo del Parlamento entro 15 giorni può “richiamare” un testo per modificarlo (ha 30 giorni di tempo per farlo). Il testo modificato diventa legge se la Camera che l’ha deliberato per prima, con un “silenzio assenso”, non decide a sua volta di “richiamarlo”. 3) rimane il bicameralismo perfetto in materie come quella costituzionale ed elettorale, di bilanci e consuntivi e quando sia prevista una maggioranza speciale di approvazione. 4) Presso il Senato è istituita la commissione paritetica per le questioni regionali. 5) Il governo può chiedere una corsia preferenziale per un provvedimento che deve esser votato entro un termine determinato e se si sfora, il testo va approvato senza emendamenti.

– ART.73: si modifica la promulgazione d’urgenza con il nuovo bicameralismo. Una legge può esser promulgata nei tempi stabiliti dal Parlamento.

– ART.74: (modifica formale) ridefinisce i poteri di promulgazione del capo dello Stato con il nuovo bicameralismo.

– ART.92: il presidente del Consiglio ha il potere di proporre la revoca dei ministri. Ora può proporne solo la nomina al Capo dello Stato.

– ART. 94: è il presidente del Consiglio, e non il governo, che deve avere la fiducia delle due Camere. Prevista la mozione di sfiducia costruttiva: deve contenere la indicazione del nuovo Presidente del Consiglio e va approvata dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna delle due Camere. Se la fiducia viene negata, il presidente del Consiglio incaricato può chiedere lo scioglimento delle Camere o di una sola di esse a meno che il Parlamento in seduta comune, entro venti giorni dalla richiesta di scioglimento, indichi a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri.

– ART. 126: si tratta di una modifica formale sui poteri di scioglimento del capo dello Stato degli enti locali che prevede la consultazione della commissione sulle Regioni.

La rottura dell’equilibrio istituzionale penso sia ovvio; anziché andare verso l’unica direzione saggia – un indebolimento delle deleghe legislative a carico del governo, semplificando l’iter legislativo delle Camere e dando loro effettivo potere – il provvedimento distruggerebbe gli assetti attuali mettendo nelle mani del Presidente del Consiglio non solo la possibilità di revocare i ministri (rimuovendo, nel contempo, il legame di fiducia tra il governo e il parlamento, mantenendolo solo per la presidenza stessa) ma anche quella di richiedere lo scioglimento delle camere in caso non trovino un suo sostituto. Una buffonata degna del peggior Berlusconi, insomma, che raccoglie il peggio di ciascun sistema istituzionale presente sul globo.
Degno del nostro parlamento.

L’idea veramente geniale è l’approvazione da parte di un parlamento delegittimato – chi ancora vuole questa gente al potere? – con una maggioranza costruita ad arte e in grado solo di preservare i suoi stessi interessi.
Se ci si lamenta – a ragione – dell’antipolitica di Grillo, questo è ancora peggio. Urge, allora, che gli italiani si facciano sentire: se sappiamo scendere in piazza per uno scudetto o per festeggiare una vittoria della nazionale, dobbiamo saperlo fare anche in queste occasioni.
Non lasciamo passare sotto silenzio, come loro vorrebbero, questo stupro della Costituzione: non facciamoci distrarre e depistare da piccole boutade, dalla “sospensione del calcio” al “battere euro” che ci stanno proponendo in questi giorni.
La sovranità, dopotutto, appartiene al popolo, non certo a questi truffatori: mai come oggi serve che il peso popolare si faccia sentire, non solo in vista di una seconda lettura ma ben prima, in modo che ci sia tutto il tempo per attivare quelle azioni fondamentali per arginare una crisi democratica senza precedenti nella storia repubblicana.

L’ultima imponente modifica alla struttura dei poteri ha portato al fascismo: povertà, dittatura, assenza di diritti, guerra, leggi razziali. Questi i frutti che dovremmo ricordare.
Allora, per una buona volta, impugniamo i nostri diritti e la nostra volontà e facciamoci sentire. E diamine!

 
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Pubblicato da su 3 giugno 2012 in Politica

 

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