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Dottore


Il blog è deserto da alcuni giorni non a caso, è dovuto alla mia assenza preventivata. Ho avuto dei buoni motivi, comunque.
Ve lo assicuro!

Ieri ho finalmente conseguito la laurea in storia, dopo un bel po’ di anni di studio. Una piccola soddisfazione ma una tappa importante per segnare il passo. L’argomento, penso l’abbiate ormai scoperto tutti, era Popper e le critiche agli storicismi: si, un bel po’ di filosofia e non troppa storia,a  prima vista, Eppure, come dicevo ieri alla commissione, comprendere le teorie di Popper e gli storicismi è fondamentale per leggere dovutamente la storia contemporanea. Il XX secolo, dopotutto, è stato intriso di storicismi, basti pensare al marxismo e ai tentativi di attuare nella realtà le teorie di Marx.

La pausa del blog non durerà moltissimo, non abbiate paura. Ci sono già un paio di post che aspettano solo di uscire – argomenti ce ne sono parecchi, non temete – e credo che avranno spazio già da oggi pomeriggio o, al più tardi, domani. Non sono certo il tipo da ubriacarsi e sparire per settimane in coma etilico: mi leggerete di nuovo molto presto.
Quantomeno il mondo circostante aiuta, fornisce spunti interessanti: tra la finanziaria-furto, genitori che chiedono al tribunale di obbligare la figlia ad abortire e piccole novità scientifiche, il materia non manca.

Ora, ovviamente, potete chiamarmi dottore… anche sul blog!

 
4 commenti

Pubblicato da su 13 dicembre 2011 in Diari, Sproloqui

 

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I’m back!


Chiedo scusa ai (pochi) lettori del blog, ma ottobre è stato un mese anche troppo impegnativo.
C’è stata la tesi, da scrivere, correggere e presentare al prof; c’è stato il Festival della Scienza; c’è stata l’apertura dell’anno scout; c’è stato il mio povero ginocchio danneggiato.
Troppe cose per riuscire anche a scrivere con serietà e buonsenso.
Oggi, nel mezzo del diluvio che coglie la Liguria, vi scrivo solo che sto tornando. Nei prossimi giorni – mi auguro già dal weekend – tornerò a postare più di prima (ora che sono davvero disoccupato ho anche troppo tempo libero). Vi anticipo due temi che saranno trattati:
– Renzi e i suoi “100 punti”, lettura di questa stramba sera di novembre
– Il Festival della Scienza, tra 150 e oltre e Immaginazione!

Ora buona serata – bagnata – a tutti; a presto su questo piccolo blog.

 
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Pubblicato da su 5 novembre 2011 in Diari

 

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Raccontare il fantasy – ispirazioni da giocatore di ruolo


Mi sono rimesso a scrivere, dev’essere colpa della tesi – o del ginocchio.
Il fatto è che l’ispirazione iniziale giaceva da tempo tra i ricordi ma solo la recente campagna molto fantasy ha dato qualche spunto in più per l’avvio della trama.
Non so ancora cosa pensare di quel che scrivo, in verità; devo capire se sono tagliato per scrivere – inutile dire che mi piacerebbe – e su cosa dovrei lavorare per migliorare.

Il primo capitolo è scritto, lo pubblicherò qui tra qualche tempo… quando sarà quantomeno pubblicabile. Per stasera godetevi solo l’anteprima, i due paragrafi iniziali (e macabri, ma andrà peggio proseguendo… tranquilli!).
Trattasi di un fantasy molto classico, forse troppo: avrà accenni di differenziazione più avanti, tranquilli. Ce ne sarà per tutti.
E avrete il vostro ruolo nel rileggere e nel commentare quel che pubblicherò, tranquilli. Un blog serve proprio a questo.

I

I banditi e l’oste

Guardiavalle

Il rumoreggiare deluso della folla lasciò poco compiaciuto il boia; era stato troppo abile con i nodi e l’esecuzione era durata sicuramente troppo poco. Il collo del con­dannato aveva ceduto al primo strattone, con uno STOCK udibile sopra il vociare soffuso della piazza, lasciando il corpo penzoloni. Nessuno scalciare, nessuna agita­zione in preda al panico del condannato appeso; nessun pathos nel pubblico, nes­sun urlo o commento. Un breve colpo efficace prima della fine, un’esecuzione pre­cisa e seria, purtroppo per nulla spettacolare. La folla amava assistere al dibattersi del condannato.
Lord Dantalion, l’osservatore del Consiglio, non aveva emesso un suono, ma se ne capiva un tenue disappunto. Probabilmente il notabile non aveva mosso un singolo muscolo ma il boia ne aveva percepita la delusione come un brivido leggero lungo il collo. Tuttavia la dimostrazione di competenza che aveva appena messo in campo tranquillizzava il massiccio uomo, che stava ora di fianco alla forca, braccia con­serte, in attesa che la folla iniziasse a smobilitare. Ci sarebbe voluta ancora una mezz’ora, durante la quale qualche sporadico manifestante avrebbe insultato il ca­davere, scagliando magari ortaggi marci assieme agli epiteti da osteria. Le famiglie stavano già lasciando la piazza, lo spettacolo vero era finito. Nonostante la giornata invernale fosse gelida, avevano assistito all’esecuzione più di trecento persone, va­lutandole a occhio, una porzione non indifferente degli abitanti del villaggio.
Smontare tutto dopo che il rapido defluire della folla lo lasciava sempre stremato, perché i ragazzi lavoravano con molta meno energia; la festa era finita e con essa il brio e l’anticipazione. Lo attendeva un pomeriggio di duro lavoro.

Elmiri Dantalion mantenendo lo sguardo fisso sulla folla che s’era zittita quando il boia aveva dato mano alla botola, facendo precipitare il traditore verso la morte. Voleva evitare di dimostrare tutto il disprezzo che provava per quel cumulo di voci, umori, odori e arti difformi, ineleganti; gli ci volle tutto l’autocontrollo di cui era ca­pace per non lasciar trasparire nulla dei suoi sentimenti. La sfinge del Consiglio non poteva lasciarsi sfuggire un solo muscolo, non in quelle condizioni. Avrebbe voluto poter arricciare leggermente le labbra in un sardonico sorriso, osservando compia­ciuto il ragazzo lasciare questo reame lentamente, dibattendosi e soffrendo ogni istante, ma non era stato possibile. Rassegnarsi era l’unica via ragionevole, non po­teva avere quella piccola soddisfazione. Ne avrebbe avute altre.
L’esercito dell’Umbar si trovava a non più di due giorni di distanza: era un vero esercito, con tanto di viverne, draghi e strutture d’assedio, non le piccole truppe di ricognizione di Guardiavalle, miseri umani impotenti di fronte alla forza militare di uno stato che stava erigendo un nuovo impero. Quell’impero sarebbe stato edifi­cato su ossa umane, non c’era dubbio, e Dantalion era desideroso di contribuire unendosi alla causa del vincitore. Non tutti nel Consiglio la pensavano come lui, ma al momento opportuno avrebbero chinato il capo innanzi alla maggior forza dell’Umbar. D’altronde, che altre scelte poteva avere una piccola rocca di confine, indipendente e  governata da un consiglio di mercanti ed ex mercenari? La piccola accademica magica di mastro Lotus era poco più di un gruppetto di personaggi pit­toreschi e in continua lite tra loro per questioni ben poco reali. Le guardie cittadine si occupavano più di ubriachi, mentre le truppe più addestrate – quelle che sorve­gliavano davvero le mura del passo e che rendevano Guardiavalle un valico difficile da superare con la forza – erano fedeli a quei membri del Consiglio più favorevoli all’Umbar. Dantalion non era affatto l’unico a vedere enormi vantaggi nel cedere il passo alle truppe di Vora Kelm.


“Lascialo appeso. Che vedano i corvi al lavoro su un traditore”.
Il boia annuì a Dantalion rimanendo in silenzio.
“E toglili il cappuccio”.
Quest’uomo ha gusti macabri, veramente macabri.
Il pensiero si affacciò per un istante nella mente del boia, ma era un professionista della morta e aveva assistito a esecuzioni ben peggiori. Insistere sul corpo privo di vita non avrebbe potuto nuocere al suo possessore, ormai, e sicuramente avrebbe dissuaso qualche emulo della resistenza a farsi avanti.

Certo, c’era la possibilità che il corpo rimanesse dissacrato e l’anima non trovasse riposo, non potesse riprendere il suo ciclo. Tuttavia preoccuparsi di queste cose era materia da sacerdoti, non da esecutori. Il boia gridò un paio di insulti ai suoi ragazzi di fatica, dando poi le istruzioni su come smontare il patibolo senza rimuovere  palo, corda e cadavere, che dovevano rimanere al loro posto.
In città avrebbero avuto una settimana interessante e il messaggio per la resistenza sarebbe stato abbastanza chiaro.

 
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Pubblicato da su 2 ottobre 2011 in Curiosità, Libri, Sproloqui

 

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Post esame e pre Tesi: Popper o Feyerabend?


Oggi ho affrontato e abbattuto l’esame di filosofia della scienza; un 30 meritato sul campo dell’esposizione anche se dovuto a una buona stella nelle domande decisamente… fortunate! Mentre stavano timbrando e trascrivendo, ho avuto l’ardire di domandare al prof l’opportunità di lavorare su questa materia per la tesi (triennale): l’ho buttata lì e direi che ha abboccato, tanto che stiamo organizzando un primo appuntamento per fissare l’argomento reale.

L’argomento, già: tanto vale iniziare a parlarne.
Marsonet si occupa di filosofia della scienza ed epistemologia, ma non solo. Del suo esame due gli argomenti che davvero mi hanno colpito:
– la filosofia politica di Popper, legata alla sua profonda convinzione liberista ma anche profondamente innovatrice (vedi miseria dello storicismo). Popper è un forte critico del marxismo e, in generale di tutti gli olismi, utopie comprese; va giù duro su molti argomenti di politica e società, va così duro che mi trova quasi sempre d’accordo con lui. Strenuo difensore della democrazia, approda purtroppo alla necessità di una società aperta e liberale come attuale miglior forma di democrazia – per quello che ne sappiamo ora. Lui e Hayek, secondo me, sono troppo liberali per piacermi davvero ma l’argomento è ricco, stimolante ed… estremamente storico.
Feyerabend e la sua anarchia metodologica: ho letteralmente adorato quel libro e penso che tutti coloro che si occupano di scienza dovrebbero leggerlo almeno una volta. Ha cambiato il mio atteggiamento verso la scienza, l’ha letteralmente travolto. Leggerlo è stato come passare dalla geometria euclidea alla geometria riemmaniana senza passare dal via. Si, mi ha veramente colpito… e lavorarci sopra sarebbe bello.

Queste le due opzioni principali; penso possano essercene altre ma, dal mio piccolo angoli di debuttante nell’epistemologia, questi sono i giganti che riesco a intravvedere. Mi piacerebbe discostarmi un po’ dall’epistemologia che esemplifica sempre con la fisica: si, è bello e affascinante ma sa anche di “già fatto”. Vorrei sviluppare i due rami che ho toccato in questi ultimi anni, chimica prima e matematica poi: penso ci sia moltissimo da dire su entrambi gli argomenti e su come stiano influenzando la nostra percezione della realtà, senza che ce ne accorgiamo, per non citare come già l’hanno fatto in passato. Ovviamente il tutto in non più di 50 pagine, a quanto pare.
Quindi… contegno, umiltà e riduzionismo!
Vedremo, vedremo… qualcuno ha suggerimenti?

 
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Pubblicato da su 14 aprile 2011 in Diari

 

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