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Archivio mensile:settembre 2011

Neutrini: attivata la velocità smodata!


E pensare che un paio di giorni fa stavo spiegando a un mio amico come possa bastare una sola prova contraria a una teoria ampiamente corroborata da millemila esperimenti per smontarla del tutto! Si parlava della mia tesi, spiegavo la scienza secondo Popper… e oggi abbiamo un esempio pratico e diretto di questa possibilità. Basta davvero pochissimo per rivoluzionare il nostro punto di vista, un istante per costringerci a riscrivere un secolo e oltre di teoria della Relatività.

Conoscete tutti l’evento, ormai; secondo misurazioni CERN/INFN tra Ginevra e il Gran Sasso i neutrini avrebbero percorso il loro viaggio con un tempo inferiore a quello che avrebbe impiegato la luce. Semplicemente: ci sono neutrini più veloci della luce. Poiché i neutrini hanno massa, questo viola le conclusioni di Einstein secondo cui la velocità della luce è un limite invalicabile, almeno finché la massa ce l’hai.
L’esperimento funziona così: il CERN produce neutrini e li spara verso il Gran Sasso. Poiché l’interazione dei neutrini con la materia ordinaria è lievissima, il fascio attraversa senza difficoltà apparente il pezzettino di pianeta che divide Ginevra dall’Italia e raggiunge i ricettori sotterranei. Qui, di tanto in tanto, si riescono a ottenere delle interazioni, registrate da strumenti sensibilissimi. Poi si tratta di calcoli…
Proprio da questi calcoli è emersa la sorpresa: il tempo di percorrenza è troppo basso di 60 nanosecondi (miliardesimi di secondo!). Troppo veloce anche per la luce stessa.

Dicevamo prima della massa. La chiave è un po’ lì: le Relatività non consente che corpi dotati di massa viaggino veloci come la luce, figuriamoci superino questo limite. Si tratta di un elemento importante nella teoria e, anche se non fosse così centrale, la sua negazione metterebbe comunque tutto l’impianto in discussione.
Il dato è vecchio di tre anni ma gli scienziati europei hanno preferito attendere a lungo conferme e correzione ai calcoli prima di renderlo pubblico; un segno di serietà e affidabilità non così comune nemmeno in campo scientifico. Non è un caso, però, che le competenze in Italia ci siano. Il problema, semmai, è farle restare e dar loro modo di esprimersi.
Come sono stati cauti loro nel rendere pubblica la notizia, così dobbiamo essere noi a trarre le conclusioni. L’evento è da confermare, analizzare, smontare, confermare ancora. Il processo sarà lungo e tortuoso. Concluso quello, verrà il momento di dargli un senso: una scoperta del genere, se confermata, mette veramente in discussione l’impianto classico della Relatività e apre scenari interessanti – quasi fantascientifici – completamente nuovi. Senza arrivare ai viaggi spaziali, ci troviamo a una possibile svolta in tutti i sistemi di comunicazione.
D’altronde, scendendo ancora più a fondo, siamo a un confine umanamente non comprensibile: è possibile che si possa trasmettere l’informazione di un evento ancor prima che questo sia accaduto? La porta che si apre è veramente questa…

Ribadisco, però: piedi di piombo… e cautela massima. Non corriamo.
Einstein e la Relatività hanno dalla loro parte centinaia di test validi; la corroborazione della sua teoria è solida e costituisce un disegno dell’universo funzionale e coerente con la maggior parte delle osservazioni. Certo, ci sono piccoli difetti locali… e Feyerabend se mi leggesse verrebbe a prendermi a calci.
Ma esultiamo con cautela, attendiamo molte conferme.
Vero è, dopotutto, che le prove a favore di una teoria non contano nulla di fronte a una singola smentita radicale: così è la scienza. Una teoria non si può mai confermare ma possiamo sempre invalidarla con un solo esperimento. “E’ già successo, succederà di nuovo” (Cit. Data). Questo non ci impedirebbe per usarla a scopi pratici, ovviamente, ma avremmo la coscienza dell’urgenza di trovarne una che soddisfi anche in nuovi test.

Qui si aprono panorami che non so trattare: i neutrini hanno veramente viaggiato a una velocità superiore a quella della luce o, semplicemente, hanno preso una “scorciatoia” nello spazio-tempo einsteniano? Cosa comporta per noi questa capacità inedita dei neutrini?
Seguiremo con attenzione l’evoluzione della materia, ne sono sicuro: la seguirò il più possibile e, quando sarà il caso, vi aggiornerò. Per adesso ci accontentiamo di vivere uno dei momenti più esaltanti della storia della scienza, forse una pagina che, fra un secolo o due, sarà ricordata su tutti i libri di storia come le rivoluzioni del passato.
O forse no. Questo è il bello della ricerca!

 
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Pubblicato da su 23 settembre 2011 in Divulgazione scientifica, Teoria

 

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La strada non presa


Two roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim
Because it was grassy and wanted wear;
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I—
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.

Robert Frost

Suona più o meno così, in italiano:

Due strade si separavano in un bosco ingiallito
e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe
e dispiaciuto di essere un solo viaggiatore, a lungo le fissai
e voltandomi indietro a ne guardai una fino a che fu possibile
là tra gli arbusti dove svoltava.

Poi presi l’altra, com’è giusto,
e aveva forse le migliori caratteristiche
perché era erbosa e poco segnata;
anche se il passar della gente
le aveva segnate circa allo stesso modo

e in quella mattina nessuna delle due mostrava
l’impronta nera di un passo sull’erba.
Oh, la prima la lasciavo per un altro giorno!
Eppure sapevo che una strada porta a una strada,
dubitavo che mai sarei tornato indietro.

Questo racconterò con un sospiro,
da qualche parte tra molto, molto tempo;
due strade si separavano nel bosco e io…
io presi la meno battuta,
e questo ha fatto tutta la differenza!

E’ dedicata a chi la sua strada l’ha scelta e ha deciso di scoprire dove porta. A chi, fra molti anni, questa sua scelta la racconterà attorno a un crepitante fuoco da campo, a un camino, a un piatto di minestra.
Perché avere il coraggio di scegliere una via e condurla a destinazione è più importante di quale strada abbiamo scelto.

Buona strada!

 
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Pubblicato da su 23 settembre 2011 in Diari, Poesia, Sproloqui

 

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Inchiavabile maschilismo


Culona inchiavabile.

Fosse riferito a una centralinista della Mondadori sarebbe egualmente inaccettabile.
Il problema, questa volta, non è il macchiettistico comportamento in politica estera del Presidente del Consiglio dei Ministri quanto la sua sessistica visione della vita. Una donna, secondo lui, è da valutarsi solo secondo il metro del piacere sessuale. La capacità amatoria e la piacevolezza sessuale sono gli unici parametri validi per emettere un giudizio sulle signore di cui si circonda. da qui l’opinione su Angela Merkel: poco importa se sia una politica abile o scadente, poco importa se guida un governo con efficienza o incapacità, poco importa se si tratta di una presidente onesta o corrotta. Neppure pare aver rilievo la sua posizione in politica estera/europea/internazionale. Ciò che veramente interessa al coordinatore dell’operato governativo in Italia è che ha il culo grosso e, quindi, non può portarsela a letto.

Non fatico ad ammettere che la leader tedesca perda il confronto diretto con Carfagna & Minetti; è un cappotto indiscutibile. Quel che mi lascia perplesso – al di là dell’esternazione, che è privata – del nanerottolo di Arcore, è la mentalità che cela.
Berlusconi incarna quanto di più detestabile possiamo trovare nell’archetipo milanese capitalistico e questo è ben più preoccupante delle sue opinioni da cafone ineducato o bifolco arricchito che di si voglia. Il nostro adorabile Presidente del Consiglio dei Ministri è un soggetto fondamentalmente legato allo stereotipo dell’uomo dominatore che si pone di fronte alla donna oggetto e al servo-oggetto (non dimentichiamo fede, Minzolini, Belpietro & C.: è prostituzione anche quella!). Drive In e le sue TV degli anni ’80 raccontano di lui molto più di quanto vorremmo: il simbolismo dell’estetica fine a se stessa, del divertimento grossolano, volgare, sessuale, è entrato nella nostra cultura e hanno trovato terreno fertile. Coltivare su questo terreno le ambizioni di potere, sfruttando un tessuto nutrito a criteri di imitazione dei comportamenti televisivi è stato, poi, un colpo di genio. Oggi assistiamo solo a quello che mi auguro sia il tramonto del suo regno dorato – per lui – e infernale – per noi.
Resteranno però ruderi ovunque e faticheremo a liberarcene, ammesso che sia possibile riuscirci. La mentalità che ora definisco “berlusconiana” lo supera e lo trapassa, dopo averlo innalzato a esempio eterno del successo dell’italiano furbo. Avremo a che fare con questo approccio alla realtà – donne nude disposte a tutto, servi slinguanti ai piedi del potere, uso personalistico del potere politico, asservimento delle telecomunicazioni, stortura delle istituzioni, menzogna elettorale sistematica e spudorata, politica come guerra contro l’avversario – per lunghi e tristi anni e ne cogliamo già risultati in figure come Renzi che, in tutta onestà, mi lasciano interdetto (in misura minore anche in Vendola, ma vedo in lui una maggior profondità analitica e serietà politica rispetto a molti altri soggetti).

Non voglio allontanarmi troppo, però, dal culona inchiavabile.
Credo però che la generalizzazione sia legittima; la frase riferita alla povera Merkel è senza dubbio sintomatica per quanto riguarda la mentalità della nostra leadership politica. Trovare persone intelligenti che, poi, lo difendono e mettono sull’ironia quel che ironia è, pur gravissima e becera, fa rabbrividire, perché significa che il seme è giunto su un terreno fertile e si riprodurrà.
Diciamolo chiaramente: Berlusconi vede nella donna un mero oggetto di piacere sessuale ed edonistico. Questo, però, non lo mantiene nel suo privato ma ne fa filosofia di vita, ne esterna il simbolismo e fa in modo di indottrinare – si, indottrinare – la popolazione a seguirlo in questo fosco cammino. Altro che selva oscura! (peraltro le preferirà depilate).
Il passaggio, che non dovrebbe lasciarci inerti, è di una gravità estrema perché rivela l’atteggiamento al governo di questo signorotto prossimo agli ottanta che, evidentemente, scaccia i fantasmi dell’età con sane dosi di fanciulle all’apice della bellezza. Le circuisce, le utilizza, le concupisce e le inserisce nei meccanismi di potere dello stato (ammissione sua è che uno dei criteri di valutazioni delle ministro debba essere l’aspetto estetico, comportamento asimmetrico visto che se lo applicasse anche per i ministri quantomeno ci saremmo liberati di Brunetta e La Russa): questo a prescindere dalle loro reali abilità per il ruolo che andranno a ricoprire. Tutto questo, ovviamente, messo in relazione con la palese incapacità del 95% dei ministri – yes, Mary Star, penso proprio a te – lascia quantomeno supporre che la pratica non sia così distante anche dai più alti vertici dello stato.

Perché mai dovrebbe scandalizzarci questo? Già, quantomeno il governo funzionasse e non fosse il peggior governo dai tempi dell’Impero Romano (Caligola?), potremmo chiudere un proverbiale occhio. Potremmo, ovviamente, come no. Dopotutto in politica essere integerrimi è importante quanto essere governati efficaci. Quando poi la perla di saggezza è sintomo di un malessere più profondo che si espande con metastatica proditorietà in tutti i livelli della società civile, lì si, mi preoccupo.
La donna-oggetto è un retaggio culturale che dobbiamo abbandonare, non ribadire. Come dobbiamo combattere la politica-spettacolo americaneggiante e le menzogne spudorate di fronte al pubblico. Non sono particolarmente interessato alla vita privata del nano arcoriano, sinceramente, ma diventa mio dovere contestarla quando privata non è più. Quando il suo agire coinvolge e stravolge l’opera del suo governo; quando le scelte politiche sono basate non sui bisogni della nazione ma sulla preservazione del potere del singolo; quando l’azione di governo è imperniata sul tenerlo fuori dal carcere; quando impone figure palesemente inadatte in cambio di favori (sessuali e non); quando il suo atteggiamento e la sua mentalità sono prese ad esempio; quando lo schifo che trasuda disalberano la nostra malconcia nazione, uccidendone la credibilità internazionale ed economica; quando è disposto a tutto – anche alle più becere scelte razziste – pur di restare sulla poltrona. Quando tutto questo prende forma, quello è il momento in cui alzare la testa e dire “No!”. Abbiamo il dovere di farlo, come cittadini, come italiani, come elettori.
E’ un’opera di Liberazione che deve essere al di là e al di sopra degli schieramenti politici, come avvenen per il fascismo. E’ un’opera di rinnovamento.

Facciamolo, per tutte le culone inchiavabili. Per dimostrare che una donna non è valutata sul metro della sua trombabilità ma sulla sua intelligenza e onestà.

 
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Pubblicato da su 15 settembre 2011 in Politica

 

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Sperimentazione


Misuri il mondo in numeri e simboli                                                                         Successo

Pareri d’altri risuoni
limpidi

Successo

Scaltrezza, sociale, inganno                                                                                        Gruppo

(NON

Insieme)

per essere                                                                                                        accettato, accolto, assimilato

integrato

Non saremo – non vorremo
no, non verrò!

Suono                                                                                                                                          Scrivo
lontano                                                                                                            lontano

Il controcanto costruisce ciò che cerco/voglio
il vero essere è mio
non di parole altrui, non di contraccolpo

Fallimento                                                                                                                                  Successo

Che importanza hai agli altrui sguardi?

                                                      Canto io                                        Canti tu

È vuoto, è silenzio

quel che dicono

In verità la parte difficile è stata incollare queste righe sul blog; la formattazione di Word non aiuta…
veniamo al testo, però. Ho ripreso a scrivere qualcosa che non siano spunti per racconti, tesi e post sul blog. Penso si tratti di qualcosa di simile a una poesia sperimentale, un tempo l’avrebbero chiamata d’avanguardia! Non sono soddisfatto dell’esito formale e nemmeno del tema. Non sono soddisfatto ma pubblico lo stesso il testo perché merita quantomeno uno sguardo e, se possibile, qualche commento.
Non emerge da una profonda ricerca personale e non è l’esito di un processo di sintesi passato attraverso numerosi testi. E’ quel che ha generato una mente che aveva perso l’abitudine a esprimersi per via poetica e che sta provando a ripartire. Non è detto ce la faccia, ovviamente.
non mi piace formalmente forse perché è troppo sperimentale. Elimina buona parte di quel che ho sempre ritenuto poesie e lascia un certo gusto… impressionista, a mio modo di vedere, Condensa in parole e impressioni quel che c’è da dire.
Non mi piace il tema perché non è particolarmente originale. Tuttavia, questo è. Se non scrivo, non mi misuro con i miei limiti; se nessuno legge, mi misuro solo con me stesso. L’unico modo per crescere è esporsi al giudizio altrui.
Insomma, buona lettura.

Ne approfitto per dirvi che, causa menisco & esame vicinissimo, fino a dopo il 25 avrò poco tempo da dedicare al blog: non credo ne soffrirete troppo ma vi avverto.

 
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Pubblicato da su 14 settembre 2011 in Poesia

 

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La sinistra deve essere anticristiana?


Sono giorni difficili per chi, a sinistra, pensava di essere cristiano – o, forse, per chi, cristiano, pensava di essere di sinistra.
Il dibattito circa fantomatiche inique esenzioni fiscali del “Vaticano” hanno caratterizzato una dura fase di contestazione della manovra finanziaria del Governo B., mettendo in mostra un repertorio di faciloneria, approssimazione e disinformazione che non mi aspettavo dalle correnti politiche che sostengo con atti, parole e voti.
La Questua di Repubblica, in quanto a disinformazione, penso sia seconda solo al terzetto Il Giornale/Libero/Minzolingua; sentire voci che rispettavo sparare dati inesatti a tutto spiano, spacciandoli per realtà, e vedere molta gente abboccare al tranello anticlericale ha generato un misto di scoramento e irritazione che ha avuto i suoi strascichi e continuerà ad averli in futuro.

Mi sono seriamente chiesto se l’anticristianesimo/anticlericalesimo sia una parte del codice genetico della sinistra di cui la sinistra stessa, per definizione, non possa fare a meno.
Credevo di no, da buon cattocomunista (appellativo che, come insulto, con me non attacca) ma corro il rischio di dovermi ricredere. Dati e parole alla mano, sembra proprio che la base elettorale della sinistra odi più chi aiuta i deboli (la Chiesa) rispetto a chi li affossa e li sfrutta (B. & C.).
Non sono valutazioni mie, in verità: è quello che ho raccolto discutendone qui e là su internet o con gli amici. Tutti disposti ad abbattere lo Psiconano, tutti dell’idea che lo stato sociale sia fondamentale, che l’Italia debba essere luogo per immigrati e via dicendo… e tutti pronto ad andare contro la più grande entità generatrice di “Wellfare” che abbiamo in Italia (ma anche in Europa o sul pianeta, suvvia). Affossare la Chiesa è diventato un principio valido di per sé, e pace se nel farlo – modificando la legge – si distrugge tutto il volontariato italiano. Eh si, perché i fatti, acclarati per me dalla lettura di leggi & decreti attuativi mai nominati dai detrattori, sono due:
La Chiesa già paga le tasse normalmente su tutti gli enti o le attività a carattere commerciale. Dove non lo fa è evasione fiscale e ci mancherebbe che non la andassero a punire. Ovviamente capita anche che i comuni si dimentichino… e lì scatta anche la collusione delle amministrazioni.-
Non si possono togliere le esenzioni alla Chiesa senza toglierle a tutto il no profit. Questo perché la legge parla genericamente di varie categorie di attività (tra cui l’istruzione privata… già, le scuole private non pagano l’ICI, tutte le scuole private… ma anche le COOP), quindi l’abrogazione sarebbe integrale. Peraltro, modificare la legge per escludere solo le attività ecclesiastiche sarebbe… come dire… incostituzionale! (Articolo 20).

Questo fatto è però un esempio soltanto, quello più recente da cui nasce la mia riflessione. Riflessione che parte da lontano, dalla formazione di una personale coscienza e volontà politica.
Mi sento apertamente di sinistra: in campo sociale penso di essere così a sinistra che i marxisti duri e puri avrebbero da prendere appunti quando parlo.
Approvo in toto lo stato sociale: per me la sanità dovrebbe essere solo gratuita e pubblica. Niente studi privati, niente cliniche. Esclusivamente statale: la salute è un bene troppo grande perché possa essere oggetto di logiche di mercato. Analogo discorso per le industrie farmaceutiche, ovviamente: nessuno dovrebbe sborsare un euro per essere curato.
Credo che gli evasori debbano essere puniti seriamente: un avvocato, un medico, un notaio che evade deve essere espulso dall’ordine. Stop. Un commerciante o un imprenditore che evade deve essere privato della sua attività, che verrà rivenduta all’asta. Stop. Un evasore, oltre alla multa, dovrebbe essere indirizzato a lavori di pubblica utilità (strade da asfaltare e così via) per ripagare la collettività di quello che le ha negato per anni.
Credo che le differenze di reddito/salariali/di classe debbano essere cancellate (su quelle di classe bisognerebbe aprire un altro topic perché non sono sicuro che queste classi esistano) dovrebbero essere minimizzate: non ha senso che un operaio guadagni mille euro e un dirigente un milione. Differenze minime e via così. In questo sono ampiamente contrario a ogni arricchimento basato sullo sfruttamento del lavoro (fisico o intellettuale che sia) altrui.
Sembrerebbero ordinarie posizioni d’estrema sinistra, di quella sinistra d’altri tempi… ma a cercarne le fonti, non le si trova in Marx, Lenin o Stalin.
Ho sviluppato queste idee su ben altre basi, che ho l’onore di riportarvi qui sotto:

Atti degli Apostoli, 2,42-48
Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane  e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

Atti degli Apostoli, 4,32-37
La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.
Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa “figlio dell’esortazione”, un levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l’importo deponendolo ai piedi degli apostoli.

Si, avete a che fare con un cristiano d’altri tempi, non c’è dubbio. E questo, in politica, comporta non pochi problemi.

L’essere di sinistra in quanto cristiano vuol dire, secondo me, semplicemente ritrovare la politica sociale della sinistra più idonea all’ideale di società (utopica, ahimè) che perseguo. Insomma, un’unione di intenti che ha radici in parte comuni.
Questo comporta problemi non da poco quando si scende in campo etico, perché lì le posizioni si radicalizzano su distanze a volte insormontabili.
Non faccio mistero di essere radicalmente antiabortista: ritengo l’aborto un omicidio al pari di prendere un fucile e sparare a una persona per strade. Peggio ancora, è l’omicidio ordito dalla madre stessa dell’assassinato, quindi ancora più spregevole. Comprendo razionalmente le motivazioni che, talvolta, spingono una donna a questa scelta, ma sono convinto che si tratti di una questione di educazione sociale più che di problemi pratici. Se la società proponesse fortemente serie alternative all’aborto ed educasse le giovani generazioni a queste alternative (l’abbandono del bambino e la sua assegnazione ad altra famiglia in primis), al fianco di una dovuta educazione alla responsabilità sessuale (se ti senti abbastanza grande da andare a letto con il tuo fidanzato, sappi che sei anche abbastanza grande da poter gestire la maternità che potrebbe conseguirne), penso che l’aborto diventerebbe uno strumento sorpassato, vetusto e barbaro quanto la tortura.
Sono anche contrario all’eutanasia, ma per quanto riguarda me. Penso che la vita sia un dono che non tocca a noi interrompere. D’altronde, in pieno accordo con la Chiesa, sono dell’idea che ciascuno abbia diritto di errare un po’ come gli pare. Nessuno ci obbliga a essere cristiani… quindi, con le dovute cautele, l’eutanasia dovrebbe essere una scelta autonoma del malato. Una scelta certa e sicura, però, non vaga e raggiunta per persone incapaci di comunicare attraverso vaghi ricordi di improbabili discussioni di anni addietro. Fogli scritti, firmati e testimoniati circa le proprie volontà sul proprio corpo. E, in caso di dubbi, massimo sforzo al mantenimento in vita. Non per niente, la Conferenza Episcopale Spagnola la pensa come me: in Italia, causa presenza del pastore tedesco, abbiamo un po’ di problemi a leggere le Scritture in ottica contemporanea.
In materia di referendum sulle staminali (termine veramente improprio), mi rifiutai di votare, con buona pace del PD e del suo impegno per il si. Erano quattro quesiti posti male, gestiti peggio, talvolta folli. Il problema è che su quella materia non si può far decidere a un referendum: c’è gente lautamente pagata in parlamento perché deliberi, con il sostegno e la consulenza di esperti… ebbene, che lo faccia! E io ringrazio il cielo di avere una cultura scientifica abbastanza valida da capire tutti e quattro i quesiti, comprese le conseguenze… l’italiano medio penso che non abbia afferrato nulla di quei referendum. Oltretutto un referendum è semplicemente abrogativo ed eliminare quelle norme – alcune delle quali decisamente antiquate – non avrebbe causato un vantaggio ma avrebbe semplicemente generato il far west legislativo. La conseguenza, dati alla mano, sarebbe stata l’eugenetica. permettetemi di condannare la selezione artificiale della razza umana…

Potrei intrattenervi decisamente a lungo con altri esempi, ma credo sia opportuno giungere al traguardo.
Essere cristiano di questi tempi mette in difficoltà l’essere di sinistra, almeno in me. Ci sono troppi spigoli che, anziché essere smussati dal tempo, si acuiscono e fanno male. Non fosse per questi, mi sarei già dedicato alla politica attiva da tempo, ma la difficoltà principale è trovare un partito in cui agire seriamente, senza sentirsi castrato o fuori luogo.
Evirando dal discorso ogni riferimento al centrodestra berlusconiano, la scelta è comunque difficile, perché l’UDC ha una politica sociale francamente troppo liberale – e, nonostante Popper, sono fieramente anti-liberale e anti-capitalista – mentre il PD ha la capacità di spiazzarmi ogni volta con azioni folli, come candidare dei radicali nelle sue liste, gente veramente priva di buonsenso (cristianamente parlando). L’IdV, detta in tutta sincerità da uno che più volte l’ha votata, mi suona come un partito a termine: pensionato il Nano, questi scompaiono. SEL promette bene ma è anche vittima di quei rigurgiti anticlericali che colpiscono già troppo il PD, figuriamoci i post-comunisti duri e puri. E’ veramente dura, lo so…

Abbiamo debordato dal tema principale: la sinistra deve essere anticristiana?
Vi ho esposto il mio cammino ideale: penso che, sulla base di questo, non debba esserlo. Credo, fatti di front agli occhi,l che voglia esserlo. Penso anche che una certa chiesa (la minuscola è voluta) – vedi Fisichella e le sue contestualizzazioni; vedi Ruini, vedi Bagnasco disposto a vendersi per qualche euro – faccia di tutto per riuscire indigesta a quegli elettori che, Vangeli alla mano, condividono in realtà la visione del cristianesimo. Penso, tutto sommato, che un cristiano non possa votare nulla che sia più a destra dell’UDC, perché l’equa ripartizione delle ricchezze non è un dettaglio insignificante del credo cristiano. Credo anche che le difficoltà nel votare qualcosa più a sinistra del PD siano dovute soprattutto a scontri tra posizioni cristallizzate, perché se qualcuno di SEL leggesse gli Atti come li ho citati io e se qualcuno della Chiesa si occupasse veramente di persone come chiedeva Francesco otto secoli fa… beh, la strada si farebbe più semplice per tutti.
Credo anche che la sinistra voglia essere anticristiana: è comodo, perché consente di non perdere un certo bacino di voti fatto da intransigenti che poco sanno ragionare con la loro testa. E’ facile, perché non mette in discussione meccanismi oliati. E’ lineare, perché non deve mettersi in discussione e, quindi, non rischia di perdersi per strada. Ma rimanendo sempre uguale a se stessa, rischia di svanire nel dimenticatoio, nell’anacronismo (suvvia, elogiare ancora Lenin & Stalin… non si dimostra di essere migliori dei fascisti, cribbio!).

Questo per concludere, oggi: penso che il cristianesimo possa essere la più grande risorsa per la società futura e sono certo che il cristianesimo non possa esistere senza Chiesa, per definizione. Credo ciecamente in questi ideali di cui ho parlato e prego ogni giorno perché la Chiesa si desti da questo letargo di potere secolare e si dedichi veramente a cambiare la società. Sono fiducioso, lo ammetto.
Credo anche che, in politica, la sinistra sia la scelta migliore; ma perché diventi una scelta buona, è necessario che abbandoni certe posizioni ormai datate e impari a lottare con tutte le forze democratiche che remano nella medesima direzione. Compresi noi cristiani.
A costo di rifondare la DC – di stampo Moro, intendiamoci – quel giorno voglio esserci. Non a guardare ma a fare. E credo che mi toccherà rimboccarmi le maniche fin d’ora…

 
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Pubblicato da su 7 settembre 2011 in Politica, Sproloqui, Teoria

 

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Esenzioni & Documentazione


Grazie a un interessante post sul blog Il Quinto Postulato (ah ‘sti matematici… ma avercelo io il seguito che hanno loro!), che trattava come accade spesso in questi giorni di Chiesa & Esenzioni, è nata una serie di commenti incrociati che hanno condotto a evidenziare una carenza nella presentazione delle fonti sul mio blog!
Sia mai! Bloch e Casarino inorridirebbero.. a ragione! Può capitare di non citare correttamente le fonti ma uno storico deve lavorare per essere il più accurato possibile. Non l’ho fatto e mi scuso con il lettore casuale. Le scuse, tuttavia, servono a poco se non sono seguite da una riparazione: vi dedico, quindi, un post che mette in luce le fonti fin qui utilizzate o consultate dal sottoscritto – troverete molto più di quel che ho scritto io, ovviamente – in modo che possiate farvi un’idea indipendente sull’argomento che trattiamo. Ringraziate come faccio gli amici matematici: senza di loro, probabilmente, avrei taciuto questo passaggio metodologico.

Prima di elencarle, un breve prologo metodologico. tendo a fidarmi dei giornalisti, ma lo faccio con l’oculatezza dello storico alle prese con fonti ovviamente di parte. Mi auguro che, per buonsenso più che per probità, un giornalista non mente: semmai, non dice. Pubblicare falsità è un rischio troppo grosso, mentre non pubblicare tutto è solo moralmente discutibile… e altrettanto fuorviante, certo.
Perché questa specifica? Perché capita che le fonti non concordino. Benedette fonti… tuttavia, l’analisi metodologica ci consente di scoprire che quasi mai le affermazioni dirette sono in aperto contrasto e, più che altro, le divergenze sono sul detto/non detto. A rinforzare la teoria di sopra, ecco.
Rimangono fuori dal discorso le fonti “istituzionali”: i documenti ufficiali li prendo per buoni, perché a mentire su quelli… beh, se accadesse, il problema non sarebbe più la veridicità della fonte ma la sensatezza di tutta l’istituzione a monte. Il che non vuol dire, ovviamente, che non abbia fatto verifiche altrove – le fonti orali, però, restano sotto segreto. Citare persone senza il loro consenso non è nel mio stile. Le ho scelte per fiducia personale – comprovata negli anni – e, su di loro, dovrete fidarvi di me.

Veniamo ai dati:
Trasparenza dell’impiego dei fondi dell’8×1000 da parte della Chiesa cattolica italiana: I dati si trovano principalmente sul sito dedicato: www.8xmille.it. A questo link si trova il documento ufficiale con cui, come prevede la legge, l’ente beneficiario rendiconta i fondi e il loro uso.
Legge & esenzioni ICI: Il testo di riferimento è il D. Lgs. 30 dicembre 1992, n. 504, successivamente modificato in così tanti passaggi che neppure ve lo linko. Molto interessante, secondo me, è la circolare ministeriale del 2009 che spiega come applicare le ultime modifiche e chiarisce a caratteri cubitali che l’immobile esente deve essere destinato interamente all’attività non esclusivamente commerciale. Su quell’esclusivamente, già presente nel testo della legge, s’erano accese le fantasie più sfrenate dei laicisti, disposti a sostenere che bastasse inserire una cappella in un albergo (sic! per ricevere l’esenzione. Leggendo questa circolare, invece, si capisce che non è così. Occhio alle parole: parla di “attività non commerciale”: quel che conta, quindi, è l’attività prevalente! Poiché in un albergo con cappella l’attività prevalente è palesemente l’albergo (a meno che la “cappella” non sia S. Pietro…), l’esenzione della cappelle non conta.
A dirlo con paroloni altisonanti sono è Legge del 4 agosto 2006 n.° 248 che converte in legge il decreto del 2 dicembre 2005 n.° 248; il tutto dovuto a un’interpretazione della Cassazione che rischiava di estendere la definizione di commerciale a tutti quegli enti che chiedono una partecipazione economica alle spese… tipo i bar ARCI o le mense Caritas, per intenderci. Ovvio che servisse chiarire queste esenzioni.
Due testi fondamenti e contrapposti: La Questua (da Repubblica) e La Vera questua (da Avvenire). Il confronto di dati & fonti è impietoso. Leggerli entrambi con dati a fronte può dare soddisfazioni non da poco.

Da un bel giro di informazione, quindi, si evincono due elementi fondamentali:
– Buona parte degli organi d’informazione – di sinistra, perlopiù, e la cosa mi urta molto perché quella sinistra io vorrei votarla per abbattere lo Psiconano – ci dipingono le esenzioni in modo divegrente dalla realtà. Perlopiù si tacciono informazioni, come il fatto che la legge che istituisce le esenzioni non parla mai di Chiesa cattolica e che se si abolissero quelle esenzioni crollerebbe il volontariato italiano, con danni ben peggiori delle “mancante entrate”.
– Esiste indubbiamente una quota di evasione fiscale all’interno della Chiesa: quella quopta di evasione va combattuta come tale, non togliendo i privilegi che tali devono restare. Ma, probabilmente, l’evasione è connessa a una quota di corruzione che impedisce alle amministrazioni locali di fare chiarezza, perché non conviene loro.

Spero di essere stato esauriente: restano molti documenti non citati e molte fonti silenti, ovviamente. Credo, però, che partendo da questi si possa ricostruire adeguatamente un quadro generale che aiuti un eventuale interessato a fare chiarezza.

 
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Pubblicato da su 1 settembre 2011 in Politica, Sproloqui

 

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Idee democratiche del Senato


Da una discussione su Facebook è emerso un interessante decalogo di linee guida dei senatori forgiato allo scopo di tenere la rotta nel presentare emendamenti all’imminente manovra finanziaria bis (sperando non ci sia una ter). Dico interessante perché nel marasma generato dalle proposte e controproposte del Governo questo documento è quasi un’isola di pacata serenità e, strano a dirsi, competenza.
Non è immune da errori, sia mai, ma presenta quantomeno l’intenzione attiva di non ledere gli interessi della grande maggioranza degli italiani, bensì di tutelarli, possibilmente colpendo chi da anni si arricchisce sulle spalle dei lavoratori.Vorrei farne un’analisi attenta e dettagliata, ma non credo sia questo il luogo per sviluppare certi temi. Semmai, se davvero volete discuterne, ditemelo e provvediamo…
Mi limito, quindi, a un gioco semplice e diretto: parliamo di SI e NO rilevanti, ovviamente premettendo un enorme secondo me!

Trovo buona parte delle proposte ampiamente condivisibili, più della manovra originale, quantomeno. In materia di evasione fiscale mi trovo ogni giorno più draconiano – fosse per me, l’avvocato che evade andrebbe espulso dall’ordine, permanentemente – e vedere che anche il PD sarebbe intenzionato a misure serve su questa materia rincuora; certo, il problema non è solo l’evasione ma anche l’eccessiva tassazione, ma credo che un adeguato regime di controllo (e di punizione) possa aiutare a recuperare imponenti cifre tali da ridurre la tassazione complessiva, soprattutto su chi meno ha. Sicuramente su questa via deve essere perseguito il sentiero dell’abolizione dei privilegi per i datori di lavoro che assumono a tempo determinato: uscire dal lavoro precario è fondamentale, quasi quanto l’eliminazione dell’evasione fiscale. Mi si dice che tassare il lavoro è insensato e che si dovrebbe tassare il patrimonio: posso concordare, in parte, ma si tratta solo di spostare il problema, come ben sappiamo. A mancare, in materia di evasione/elusione è più l’idea che quelle tasse ci tornino come servizi che altro. Non aiuta, ovviamente, la scadente qualità dei servizi stessi. Purtroppo le norme di questo genere e quelle sul falso in bilancio – o sulla giustizia – sono destinate ad arenarsi contro la strenua resistenza del PdL. Dal partito che detiene il record di leggi incostituzionali, tutte emesse per difendere gli interessi di una singola persona, un passo indietro è impensabile. Sarebbe come obbligarli a non essere più liberisti: già, vero, non lo sono… ma ogni tanto provano a fingere.
Mi piace moltissimo, al riguardo, la protezione dell’indipendenza delle parti sociali. Certo, alcune parti sociali di questi tempi hanno dimostrato che questa protezione – questa indipendenza – proprio non se la meritano; assistere a sindacati che si svendono a una maggioranza per fini che sono completamente opposti alle esigenze dei lavoratori è stato avvilente per chi è stato cresciuto da un sindacalista da lotta operaia, ancor più avvilente quando il peggior sindacato si dimostra essere proprio quello sostenuto /(in passato) da tutta la famiglia. Tuttavia trovo giusta l’idea e trovo essenziale metterla in pratica: la capacità di arginare il “ceto patrodale” (mi si perdoni l’improprio marxismo) è quantomai urgente e pressante, se vogliamo evitare la deriva liberista assoluta. Francamente faccio a meno di Reagan.

Non sono convinto dai passaggi sui taglia alla politica; non che li trovi sbagliati nella loro essenza o nei loro principi, ma la realizzazione mi lascia… interdetto.
Sinceramente credo che, più che ridurre la rappresentanza, sia opportuno ridurre i benefici di questa rappresentanza. Dimezzare i parlamentari è un’azione che trovo francamente stupida, perché gli italiani son sempre di più e devono essere debitamente rappresentati. Forse 630 + 315 sono troppi, ma 500+250 mi sembra un buon compromesso. Riducendo stipendi, diarie, benefit di varia origine e sconti al ristorante, magari. Riguardo gli enti locali, ho idee un po’ confuse sull’utilità delle provincie: non riesco a decidermi. Forse manterrei la mia idea originale: abolirle per quel che riguarda lo stato, lasciando alle regioni la libertà di organizzarsi al loro interno in provincie, se lo ritengono opportuno. Ovviamente a loro spese.
Le liberalizzazioni, poi, mi trovano francamente contrario. Quasi completamente. Non è privatizzando e liberalizzando i servizi che si fa il bene del cittadino. Semmai è garantendo una severa partecipazione e supervisione statale – con garanzie di rientro delle spese – nei servizi essenziali che si ottiene uno stato sociale completo e non limitato a certi settori d’intervento. Abbiamo visto le liberalizzazioni fin qui compiute in Italia dove ci hanno condotto: a costo di passare per stalinista, mi trovo contrario e, anzi, proporrei un maggior intervento statale. Non di soli tagli deve essere fatat una manovra ma anche di interventi mirati per ivnestire debitamente il denaro.

Ci sono poi alcune cose che secondo me mancano del tutto. Mancano alcuni tagli ad aree secondo me sopravvalutate – la difesa, per cominciare – e francamente rinunciabili. Una revisioni profonda del sistema di immigrazione, per esempio l’abolizione del disumano reato di immigrazione clandestina, aiuterebbe a tagliare spese di rimpatrio e di gestione dei flussi. Mandare a quel paese la Bossi-Fini ridurrebbe anche il tasso di delinquenza tra gli immigrati, fornendoci ulteriori risparmi. Ovviamente sono misure indirette, difficili da quantificare, ma forse più efficaci di tanti interventi diretti in materia economica. La lotta al lavoro nero – che potrei aver perso tra i passaggi, l’ora è tarda – è un’altra materia fondamentale, che si affianca alla lotta contro l’evasione. Se vogliamo uno stato più giusto, oltre che con i conti in ordine, non possiamo farne a meno. Son tutti capaci a far tornare i conti con una politica liberale…
Analogamente penso sia opportuno porre un tetto alle retribuzioni dei manager nelle società statali e partecipate, come vietare la presenza multipla in più CdA – a meno che uno non rinunci a tutti gli stipendi, tranne uno. La cumulatività di cariche milionarie davvero non ha alcun senso in questa situazione economica. Non è che dobbiamo proteggere gli imprenditori: dobbiamo esortarli a fare il loro dovere come tutti gli altri cittadini. Pagando le tasse. Poi andiamo a togliere fondi a Istruzione, Università e Ricerca (sarà che anche loro odiano la Gelimini o solo che non sa fare il suo lavoro?)… e pretendiamo che il paese funzioni!

Questa credo sia la chiave delle rotte che la sinistra deve proporre, oggi e domani: non una lettura economica della realtà e una meccanica ricerca di fondi/tagli, aderendo appieno al sistema economico internazionale. Dobbiamo lottare per un’economia che sia socialmente sostenibile e che non faccia ricadere i tagli sul wellfare state e le spese sui cittadini comuni. A tratti, sentendo qualche intervento dal PD, mi sembra di trovarmi in un incubo thatcheriano. Eppure l’ultima volta che ho controllato, il PD era a sinistra…
Poi passo per il comunista che non sono, ma dal mio angolino democristiano (cristiano-sociale?), queste mi sembrano le chiavi di volta dell’intervento veramente sociale che dobbiamo guidare. Non sono nemmeno un po’ liberista, mi spiace; credo che i lettori affezionati l’abbiano capito… e no, non sono neppure favorevole a discorsi come “se ho guadagnato tanto, merito di tenermeli”, perché probabilmente quel guadagnare tanto è stato ottenuto calpestando altre persone, meno fortunate o meno abili. E questo, nella misura in cui avviene nell’Occidente contemporaneo, non deve essere tollerato.

Prima di chiudere, vorrei sottolineare un passaggio che mi ha colpito veramente, non mi aspettavo di trovare qualcosa del genere in un vero documento politico. Ve lo cito: Soltanto un governo politico dell’area euro per lo sviluppo sostenibile e la gestione comune dei debiti sovrani, secondo le proposte elaborate dai partiti progressisti europei.
Può voler dire tutto e niente, questo è certo, ma l’idea che qualcuno pensi all’Europa come possibile via di uscita da questa pessima situazione globale è quantomeno rinfrancante. Mi sento meno solo nel cullare progetti – utopici – di reale integrazione dell’Unione. Forse, dopotutto, non sono l’unico a pensare che la nostra sola carta di uscita da un degrado incipiente per tutta l’UE sia una vera integrazione politica.

Penso che questo breve articolo dica molto poco; è soprattutto uno sfogo in questi giorni di difficoltà e tensione, apprensione per il futuro. Eppure… eppure bisognerebbe fare qualcosa! Stiamo assistendo perlopiù impotenti allo sfascio di un paese dovuto all’incapacità oggettiva dell’elité dirigente, il tutto ipnotizzati dallo sciopero dei calciatori o da efferati omicidi sapientemente posti in prima pagina per anni allo scopo di distrarci da ciò che avveniva nella realtà. Forse è l’ora di prendere il paese per le redini, prima che queste redini sfuggano del tutto e ci si ritrovi in mezzo alla steppa, appiedati. Ci mancano solo i khamort…

 
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Pubblicato da su 1 settembre 2011 in Politica, Sproloqui

 

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