La moda di questi ultimi giorni è quella di attaccare la Chiesa per le sue ricchezze e pretendere di tassarla per rinfoltire la manovra finanziaria “lacrime e sangue“ del Nano e di Tvemonti. L’idea di fondo che viene trasmessa da numerosi blog, giornalisti, post su social network, Tg è che la Chiesa italiana non paghi alcun tipo di tributo/imposta/tassa e, anzi, riceva ingiustamente fondi dallo Stato, drenando risorse che potrebbero essere usate meglio.
Come tutte le mode, si tratta di un sistema di superficiali osservazioni, spesso inesatte e imprecise, non approfondite, possibilmente demagogiche. Insomma, quello che si può sentire/leggere sull’argomento è spesso un cumulo di sciocchezze dovuto alla disinformazione o alla malafede (lascio giudicare a chi legge caso per caso, su questa materia).
Vediamo un po’ di portare un minimo di chiarezza su questa materia; vivendo dentro la Chiesa (in senso letterale ma non fisico) ho modo di vedere con i miei occhi alcune cose che molti “esperti” di questi giorni ignorano o trascurano volontariamente e che, se prese in considerazione, modificano completamente il panorama dipinto circa quest’argomento. Diamo però un’occhiata al cumulo di sciocchezze che si possono trovare in giro; sarà una carrellata veloce ma mi auguro sia incisiva…
– Il Vaticano non paga le tasse e ruba soldi all’Italia con l’8×1000: ok, questa è simpatica. Mi chiedo perché mai il Vaticano dovrebbe pagare le tasse all’Italia e non, per esempio, al Brasile. Città del Vaticano è uno stato sovrano, con relazioni diplomatiche, gestito dalla Santa Sede, non un’organizzazione con sede in Italia. L’Italia, dopotutto, non credo paghi le tasse alla Francia o alla Gran Bretagna (almeno, non mi risulta che versiamo l’ICI su Palazzo Madama a Sarkò!) quindi, davvero, perché il Vaticano dovrebbe darci i suoi soldi?
Questa è un’imprecisione dovuta all’ignoranza – o alla voluta confusione – che si incontra in materia: è facile non distinguere Vaticano e Chiesa quando li si vuole colpire perché cambiare rapidamente soggetto permette di cogliere il peggio da entrambi e di rivoltare la frittata quando opportuno (a chi scrive). Se non è disinformazione questa…
– La Chiesa riceve benefici iniqui sulle esenzioni dell’ICI: studiare storia mi ha insegnato qualcosa: non fare affermazioni importanti senza essere dovutamente documentato. Chi parla di esenzioni della Chiesa e propone di cancellarla pare non adottare la stessa linea.
La legge che istituisce l’ICI – con successive, numerossime, modifiche – specifica chi e cosa non è soggetto al pagamento di quest’imposta. La Chiesa, in questo provvedimento, non è citata. Si dice, però, che sono esenti “fabbricati posseduti da enti non commerciali e destinati esclusivamente ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive” (mi sento in diritto di non tenere conto della manciata di strutture citate dai Patti Lateranensi, visto che in fin dei conti sono strutture che godono dell’extraterritorialità, come le ambasciate).
Appare ovvio che la Chiesa rientri nella categoria di “ente non commerciale”: sfido qualcuno a dimostrare che la Chiesa sia un ente commerciale. In caso ci riesca, vorrei anche i dividendi per la mia chiara adesione all’associazione. Insomma, la Chiesa non paga l’ICI come non la pagano tutte le altre strutture religiose, assistenziali, di volontariato, etc: a me sembra una norma sacrosanta, segno di democrazia e di maturità del paese. Pensate cosa accadrebbe se da domani tutte le ONLUS e tutti gli agenti del c.d. Terzo Settore pagassero l’ICI: entro sei mesi il paese sarebbe in condizioni disastrose… e la coalizione di governo che avesse questa brillante idea sparirebbe dal panorama politico per un paio di secoli (meritatamente, eh!).
Ora è chiaro come funziona l’ICI?
– La Chiesa non paga l’ICI neppure sulle sue attività commerciali: questa è palesemente falsa. La legge – che mi sono andato a leggere – non accenna a nulla del genere. Mi informerò con il mio parroco nei prossimi giorni ma non vedo perché mai dovrebbe accadere ciò; se localmente accade, è perché ci sono irregolarità e illegalità locali, sia da parte dei gestori ecclesiastici, sia da parte delle amministrazioni locali (colluse e in cerca di voti). Diocesi ed enti locali collaborano attivamente per tenere aggiornati i dati riguardo a cosa è commerciale e cosa no… e dove non accade, è giusto colpire con la dura mannaia che si deve usare contro gli evasori e i corrotti. Non credo serva neppure andare oltre, penso siano idee che tutti i cristiani condividono.
– La Chiesa aggira la definizione di “attività commerciale” per non pagare: si narra di fantomatici monasteri divenuti alberghi a cinque stelle ma che, in quanto monasteri, sono esenti da ICI e altri balzelli. Ora, in molti casi si tratta di beni ceduti dalla Chiesa – previo regolare pagamento – a privati: il che vuol dire che non sono più materia della Chiesa. Cosa accada lì è una questione tra proprietario, enti locali e Guardia di Finanza.
In altri casi si tratta di monasteri con annessa foresteria, utilizzata da chi vuole condividere alcuni giorni di vita monastica con le comunità locali (l’ho fatto anch’io più volte). I prezzi sono evidentemente risibili, trattabili (non conosco monasteri che rifiutino i poveri…) e la qualità dell’accoglienza è quantomeno ridotta rispetto al cinque stelle. Spezzo una lancia a favore del cibo e delle bevande: i monaci di solito cucinano davvero bene – molto meglio che in numerosi alberghi stellati – e non si fanno mancare bevande con cui accompagnare il desco! Ma paragonare una cella monastica a una camera con idromassaggio è osare un po’ troppo…
La Palla sarà contenta di sapere che nell’elenco dei monasteri “malvagi” – secondo Curzio Maltese – c’è anche Camaldoli, meta di “turismo intellettuale” di lusso. Da quanto mi ha raccontato lei non mi sembrava che a Camaldoli vivessero nel lusso, ma approfondirò, ok?
– L’8×1000 è condannato anche dall’UE come aiuto illecito: vero è che ci sono state tre procedure d’infrazione al riguardo. Verissimo anche che due sono state chiuse. La terza è stata avviata dopo le prime due chiusure da una socialista spagnola, nota per la sua anticlericalità, quindi affidabile e obbiettiva come un’opinione calcistica di Moratti o un parere legale di Ghedini.
in pratica, l’UE ha indagato sull’argomento e, fino a ora, non ha trovato comportamenti illeciti o ingiusti in materia, da parte dell’Italia: l’8×1000 è equamente diviso in base alla scelta dei cittadini e va bene così.
– La Chiesa prende tutti i soldi di chi non sceglie, invece dovrebbero andare allo Stato: qui torniamo all’ignoranza. In primo luogo, non si firma per il proprio 8×1000 ma per quello di tutti: la firma di un operaio vale quanto quella di un avvocato parlamentare e i fondi sono distribuiti proporzionalmente a quante firme ogni indirizzo riceve. Firma circa il 40% dei contribuenti italiani – pochi, si direbbe – ma qui c’è il trucco: non tutti sono tenuti a dichiarare (i redditi bassi, io per esempio, non sono obbligati) e questo abbassa il dato. Se facciamo il conto su quanti firmano tra chi ha diritto, il dato sorpassa in fretta il 60%.
La Chiesa riceve circa il 75% delle “preferenze” e porta a casa proporzionale quantità di denaro: perché i soldi non sono divisi tenendo conto di chi non firma e quelli di troppo non finiscono allo stato? Due i motivi: sarebbe un po’ stupido, un po’ come dire che se alle elezioni l’affluenza è dell’80% si elegge solo l’80% dei parlamentari; lo Stato figura già tra i possibili beneficiari del provvedimento, quindi non può tenersi i soldi anche di chi non sceglie, sarebbe un’infrazione… quella si, punibile dell’UE!
Mi sto dilungando troppo… penso che per oggi mi fermerò qui. Ci sarebbero molti altri passaggi da sottolineare ma penso che questi siano decisamente interessanti e indicativi.
La Chiesa commette errori, questo è certo: non voglio passare il messaggio dell’infallibilità dell’istituzione temporale, ci mancherebbe. Sbaglia e, quando lo fa, deve essere richiamata e legalmente punita come tutti. Ci tengo però a ricordare che parlare a vanvera non porta da nessuna parte e direi che su questo argomento in molti parlano a vanvera. Sull’esenzione dall’ICI e sull’8×1000 c’è un’ignoranza, un pressapochismo e una demagogia che fanno invidia alle manipolazioni mediatiche del Nano governante: l’odio anticlericale è ben radicato, violento e insensato, perché colpisce ingiustamente e senza pensare, come ogni odio. Mi preoccupa davvero, questo, perché fa presagire tempi duri per la nostra fede. A Madrid abbiamo visto ragazzi detestati, odiati, insultati e derisi per il loro essere cristiano: se qualcuno avesse dimostrato allo stesso modo contro un Gay Pride sarebbero iniziate invettive compatte da parte di tutti, ma attaccare la fede è lecito e giusto, secondo alcuni. Questa democrazia asimmetrica e questa libertà iniqua mi preoccupano davvero: ma sopporteremo e lotteremo, certi della nostra fede in Cristo. Spero non da soli: mi auguro che chi si accende per garantire i diritti di manifestazione e di libera espressione ai gay, ai sindacati, ai musulmani si ricordi che anche noi siamo cittadini ed esseri umani con eguali diritti.
E buona domenica a tutti!
44.303361
8.459307