Non mi sono quasi mai occupato di musica sul blog – è noto ormai che io ascolti perlopiù Baglioni – ma oggi farò un’eccezione, del tutto savonese.Racconterò qualcosa dei Funkestein, brevemente perché preferisco lasciar parlare la loro musica.
Per quanto non sia un intenditore musicale – e a dire il vero abbia un orecchio pari a quello di un coccodrillo sordo – raccontare di un gruppo savonese che si affaccia con una produzione propria, e gratuita, rappresenta una interessante diversione dai temi solitamente noiosi e permalosi del mio blog.
Panissa Funky, album e brano centrale, prendono il nome da un piatto locale, geniale, gusto e, soprattutto, fritto. Tradizione savonese al centro dell’intero percorso musicale, verrebbe da dire mentre si ascoltano i brani, perché è proprio di Savona che raccontano nei passaggi.
Musicalmente, come dice una recensione online, è un gruppo che “si dedica ad un funky rock sporcato da influenze blues, latin e swing“: una sonorità che risponde tutto sommato alla natura multiforme delle città di mare.
I testi, poi, raccontano veramente di questa città e dei suoi abitanti: c’è spazio per sorridere – belin! – per riflettere, passando da un brano all’altro. Citare sia il Letimbro, torrente savonese, ricordare la farinata di ceci e raccontare della generazione dei trent’enni in un unico album non è cosa da poco.
Ne risentiremo parlare, mi auguro, perché narrare – e cantare – la propria terra è cosa buona e giusta. Per questo vi invito anche ad ascoltarli, partendo dal myspace, che contiene i brani del primo album.
Buon ascolto… e buon commento!