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Letture del 2012


Inizio anno, tempo di verifiche e punti della strada.
Prendo allora l’elenco dei libri letti nel 2013 e vedo di capire un po’ qualcosa del tempo trascorso a leggere, curvo sulle pagine – di carta o digitali.

Gennaio
L’atlante di Smeraldo – John Stephens
La Bibbia (Farsi un’idea) – Piero Stefani
Sei lezioni sulla storia – E. H. Carr
Prima lezione di metodo storico – Sergio Luzzato

Febbraio
23/11/’63 – Stephen King
La biblioteca dei morti – Glenn Cooper
Il libro delle anime – Glenn Cooper

Marzo
Apologia della storia o mestiere di storico – Marc Bloch
Lineamenti di didattica della storia – T. Cornacchioli
Il sangue degli elfi – Andreji Sapkowski
Vero e Falso, l’uso politico della storia – AA.VV.
Fai bei sogni – Massimo Gramellini

Aprile
Con Cristo e con Marx – H. Kung
Prince of Lies* – Richard Awlinson
La manomissione delle Parole – Gianrico Carofiglio

Maggio
La voce del violino* – Andrea Camilleri
La gita a Tindari* – Andrea Camilleri
L’odore della notte* – Andrea Camilleri
Italiane – biografia del Novecento – Perry Willson

Giugno
Storia del Cristianesimo – G.L. Potestà – G. Vian
Ingegni minuti – L. Russo . E. Santoni
L’esorcista* – William Peter Blatty
Donne e uomini nelle guerre mondiali – Anna Bravo (a cura di)

Luglio
L’ascesa dell’ombra* – Robert Jordan
I Fuochi del cielo* – Robert Jordan

Agosto
Fra empirismo e platonismo. L’estetica di Berkeley e il suo contesto filosofico – Bruno Marciano
Alle origini dei diritti dell’uomo. Cultura della dignità e dei diritti tra XV e XVI secolo – Repetti

Settembre
I supplizi capitali. Origine e funzioni delle pene di morte in Grecia e a Roma – Eva Cantarella

Ottobre
Lo Hobbit* – J.R.R. Tolkien
Il vizio della memoria – Gherardo Colombo
Nuovi racconti di un esorcista* – p. Gabriele Amorth
Orgoglio e pregiudizio in Vaticano – Anonimo, con Olivier Le Gendre
Taking Wing* – Michael A. Martin, Andy Mangels

Novembre
La lotta di classe dopo la lotta di classe* – Luciano Gallino
Nell’istante di un respiro – Elisa Bruno
Ammazzando il tempo. Un’autobiografia – Paul K. Feyerabend

Dicembre
La fisica del diavolo – Jim Al-Khalili
Micro – Michael Crichton
Dune – Frank Herbert*
Storia dell’impero bizantino – Georg Ostrogorsky
Intervista sulla città medievale – R.S.Lopez

*letture digitali

Si tratta di 41 libri, 12 dei quali letti in versione digitale. Decisamente sopra la media nazionale in quanto a numero, la tipologia è varia. Si passa dai romanzi “di serie B” (abbiamo rappresentato sia D&D, sia Star Trek) alla filosofia (Feyerabend), passando per esorcismi e Gallino. Non posso ovviamente dimenticare i numerosi romanzi, tre delle quali saranno indimenticabili a lungo: 23/11/’63, L’atlante di smeraldo e Micro.
L’estate è stata stranamente poco propizia alla lettura: credo che la colpa sia da imputare sia alla dimensione dei libri letti (la Ruota del tempo gira sempre sui 1000 fogli a volume: due romanzi così valgono almeno 5 romanzi normali), un po’ perché ho avuto anche da fare.
Non si deve neppure trascurare il numero di libri letti “per studio”: a tema storico – o simile – i presenti in elenco sono ben 16, un 40% scarso che significa comunque molto nelle mie abitudini di lettura (dopo la laurea questi libri saranno sostituiti da altro o leggerò meno?).

La conta del 2013 è già partita e vanta due punti segnati in 24 ore: i libri, infatti, li classifico in base a quando vengono chiusi. E ieri ne ho già finiti due: uno di Kung, sulla Chiesa, uno di Airaldi, su Colombo, per il prossimo esame.
E sono già al lavoro sui prossimi due…

 
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Pubblicato da su 2 gennaio 2013 in Diari, Libri

 

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L’Atlante di Smeraldo


Mi cimento con una non facile recensione letteraria, un po’ al di fuori delle mie competenze dirette ma senza dubbio ampiamente all’interno delle mie passioni.
L’Atlante di Smeraldo di John Stephens è un fantasy giovanile – nel senso che è per giovani – che sa parlare anche agli adulti; racconta le avventure di tre fratelli. Kate, Michael, Emma, abbandonati dai loro genitori in tenerissima età, con la promessa di far ritorno. Di mezzo, si capisce dalle prime pagine, c’è una profezia e un “signore oscuro” interessato a loro.
Si, un modello “potteriano”, con uno sviluppo da “Pullman”; questo non ne inficia la lettura e non riduce il piacere nell’addentrarsi tra le sue pagine, tutt’altro.
Il libro è tecnicamente ben costruito; la trama, pur abbastanza lineare, è indubbiamente resa avvincente dall’intreccio di diversi piani temporali. Seguirli e ricostruirli, a fine libro, tenerli a mente, durante la lettura, sono sfide non semplici; Stephens ne esce bene, con qualche soluzione originale su un impianto tutto sommato classico, comunque sempre godibile.

Si tratta di un romanzo classicamente fantasy, scritto per un pubblico giovane e che vede dei ragazzini come protagonisti. Non esclude temi più maturi, soprattutto connessi al dolore, ma neppure li approfondisce; è un Harry Potter “prima maniera”, il più genialmente bello della saga a mio parere. Anche senza dover fare confronti, si tratta di un fantasy valido, divertente – l’ironia è non solo nei personaggi ma anche e soprattutto nella mano dell’autore – ricco di spunti, anche classici: ci sono magia e nani, mostri oscuri e streghe, viaggi nel tempo, oggetti magici e oscure profezie.
Suona a volte come un romanzo confezionato a tavolino, mischiando elementi di successo, andando sul sicuro: forse è così ma la sua costruzione non danneggia il piacere della lettura. Tanto basta, secondo me.

L’influsso cinematografico-televisivo (Stephens è uno sceneggiatore) si avverte e non stona con la velocità del libro, il succedersi delle scene, i colpi a sorpresa che modificano la trama, la non-linerarità dei flussi temporali, tutto concorre a rendere il romanzo meno prevedibile di quanto ci si potrebbe aspettare e, anche dove scorre con più linearità, ugualmente interessante.
Merito, probabilmente, dei personaggi che, anche se ricalcano alcune figure già viste – Harry Potter, Gandlaf/Silente/il-solito-mago, la bella cattiva (con sfumature alla Bellatrix!), il buon guerriero dei boschi, un po’ Hagrid, un po’ Aragorn – hanno un loro taglio: profondi quanto serve, credibili, godibili, è facile stringere con loro un legame simpatetico. Ci si affeziona, a dirla breve. E, secondo me, qualche lacrima sul finale ci può anche stare.

Per concludere: l’ho divorato in meno di tre giorni e avrei finito molto prima se non fossi stato in giro per Roma. Staccarsi dalle pagine è difficile, c’è voglia di sapere come andrà a finire; non mi accadeva da tempo. Solo per questo lo consiglio. Vi avverto: si tratta di una probabile saga, I Libri dell’Inizio. Ne verranno altri, ne sono sicuro…
Non è certo il miglior libro della storia ma credo meriti uno spazio nelle biblioteche di ciascun cultore del genere. Dategli almeno un’occhiata, valutatelo, se serve stroncatelo. A me è piaciuto.

 
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Pubblicato da su 6 gennaio 2012 in Diari, Libri

 

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Raccontare il fantasy – ispirazioni da giocatore di ruolo


Mi sono rimesso a scrivere, dev’essere colpa della tesi – o del ginocchio.
Il fatto è che l’ispirazione iniziale giaceva da tempo tra i ricordi ma solo la recente campagna molto fantasy ha dato qualche spunto in più per l’avvio della trama.
Non so ancora cosa pensare di quel che scrivo, in verità; devo capire se sono tagliato per scrivere – inutile dire che mi piacerebbe – e su cosa dovrei lavorare per migliorare.

Il primo capitolo è scritto, lo pubblicherò qui tra qualche tempo… quando sarà quantomeno pubblicabile. Per stasera godetevi solo l’anteprima, i due paragrafi iniziali (e macabri, ma andrà peggio proseguendo… tranquilli!).
Trattasi di un fantasy molto classico, forse troppo: avrà accenni di differenziazione più avanti, tranquilli. Ce ne sarà per tutti.
E avrete il vostro ruolo nel rileggere e nel commentare quel che pubblicherò, tranquilli. Un blog serve proprio a questo.

I

I banditi e l’oste

Guardiavalle

Il rumoreggiare deluso della folla lasciò poco compiaciuto il boia; era stato troppo abile con i nodi e l’esecuzione era durata sicuramente troppo poco. Il collo del con­dannato aveva ceduto al primo strattone, con uno STOCK udibile sopra il vociare soffuso della piazza, lasciando il corpo penzoloni. Nessuno scalciare, nessuna agita­zione in preda al panico del condannato appeso; nessun pathos nel pubblico, nes­sun urlo o commento. Un breve colpo efficace prima della fine, un’esecuzione pre­cisa e seria, purtroppo per nulla spettacolare. La folla amava assistere al dibattersi del condannato.
Lord Dantalion, l’osservatore del Consiglio, non aveva emesso un suono, ma se ne capiva un tenue disappunto. Probabilmente il notabile non aveva mosso un singolo muscolo ma il boia ne aveva percepita la delusione come un brivido leggero lungo il collo. Tuttavia la dimostrazione di competenza che aveva appena messo in campo tranquillizzava il massiccio uomo, che stava ora di fianco alla forca, braccia con­serte, in attesa che la folla iniziasse a smobilitare. Ci sarebbe voluta ancora una mezz’ora, durante la quale qualche sporadico manifestante avrebbe insultato il ca­davere, scagliando magari ortaggi marci assieme agli epiteti da osteria. Le famiglie stavano già lasciando la piazza, lo spettacolo vero era finito. Nonostante la giornata invernale fosse gelida, avevano assistito all’esecuzione più di trecento persone, va­lutandole a occhio, una porzione non indifferente degli abitanti del villaggio.
Smontare tutto dopo che il rapido defluire della folla lo lasciava sempre stremato, perché i ragazzi lavoravano con molta meno energia; la festa era finita e con essa il brio e l’anticipazione. Lo attendeva un pomeriggio di duro lavoro.

Elmiri Dantalion mantenendo lo sguardo fisso sulla folla che s’era zittita quando il boia aveva dato mano alla botola, facendo precipitare il traditore verso la morte. Voleva evitare di dimostrare tutto il disprezzo che provava per quel cumulo di voci, umori, odori e arti difformi, ineleganti; gli ci volle tutto l’autocontrollo di cui era ca­pace per non lasciar trasparire nulla dei suoi sentimenti. La sfinge del Consiglio non poteva lasciarsi sfuggire un solo muscolo, non in quelle condizioni. Avrebbe voluto poter arricciare leggermente le labbra in un sardonico sorriso, osservando compia­ciuto il ragazzo lasciare questo reame lentamente, dibattendosi e soffrendo ogni istante, ma non era stato possibile. Rassegnarsi era l’unica via ragionevole, non po­teva avere quella piccola soddisfazione. Ne avrebbe avute altre.
L’esercito dell’Umbar si trovava a non più di due giorni di distanza: era un vero esercito, con tanto di viverne, draghi e strutture d’assedio, non le piccole truppe di ricognizione di Guardiavalle, miseri umani impotenti di fronte alla forza militare di uno stato che stava erigendo un nuovo impero. Quell’impero sarebbe stato edifi­cato su ossa umane, non c’era dubbio, e Dantalion era desideroso di contribuire unendosi alla causa del vincitore. Non tutti nel Consiglio la pensavano come lui, ma al momento opportuno avrebbero chinato il capo innanzi alla maggior forza dell’Umbar. D’altronde, che altre scelte poteva avere una piccola rocca di confine, indipendente e  governata da un consiglio di mercanti ed ex mercenari? La piccola accademica magica di mastro Lotus era poco più di un gruppetto di personaggi pit­toreschi e in continua lite tra loro per questioni ben poco reali. Le guardie cittadine si occupavano più di ubriachi, mentre le truppe più addestrate – quelle che sorve­gliavano davvero le mura del passo e che rendevano Guardiavalle un valico difficile da superare con la forza – erano fedeli a quei membri del Consiglio più favorevoli all’Umbar. Dantalion non era affatto l’unico a vedere enormi vantaggi nel cedere il passo alle truppe di Vora Kelm.


“Lascialo appeso. Che vedano i corvi al lavoro su un traditore”.
Il boia annuì a Dantalion rimanendo in silenzio.
“E toglili il cappuccio”.
Quest’uomo ha gusti macabri, veramente macabri.
Il pensiero si affacciò per un istante nella mente del boia, ma era un professionista della morta e aveva assistito a esecuzioni ben peggiori. Insistere sul corpo privo di vita non avrebbe potuto nuocere al suo possessore, ormai, e sicuramente avrebbe dissuaso qualche emulo della resistenza a farsi avanti.

Certo, c’era la possibilità che il corpo rimanesse dissacrato e l’anima non trovasse riposo, non potesse riprendere il suo ciclo. Tuttavia preoccuparsi di queste cose era materia da sacerdoti, non da esecutori. Il boia gridò un paio di insulti ai suoi ragazzi di fatica, dando poi le istruzioni su come smontare il patibolo senza rimuovere  palo, corda e cadavere, che dovevano rimanere al loro posto.
In città avrebbero avuto una settimana interessante e il messaggio per la resistenza sarebbe stato abbastanza chiaro.

 
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Pubblicato da su 2 ottobre 2011 in Curiosità, Libri, Sproloqui

 

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Fine del libro, fine degli autori… ma anche no!


Girando un po’ la rete mi sono imbattuto in un interessante articolo di Giuseppe Granieri su La Stampa (on line). Tratta dell’evoluzione digitale del libro, prendendo spunto da una dichiarazione di Ewan Morrison che sostiene  La rivoluzione digitale, nel giro di 25 anni, ci porterà la fine dei libri stampati. Ma, ed è ancora più importante, gli ebook e la facilità di pubblicazione elettronica segneranno la fine dello scrittore di professione“. Una dichiarazione decisamente allarmante ma che Granieri minimizza e, anzi, contrasta.

Credo di condividere la lettura generale dell’articolista; sicuramente la nascita dell’editoria digitale comporterà un radicale cambiamento per l’editoria – e per l’utenza dell’editoria – paragonabile all’applicazione della stampa su vasta scala. La Rivoluzione del Libro, di Elizabeth L. Eisenstein, è un testo che illustra secondo me molto bene – pur esagerando l’importanza assoluta dell’evento nell’equilibrio complessivo della storia umana – il passaggio dal libro scritto al libro stampato; una vera rivoluzione che, indubbiamente, ha le sue rassomiglianze con ciò che sta accadendo oggi, almeno nella portata.
Più che sulla distruzione del mercato, credo sia opportuno quindi soffermarsi sulla sua trasformazione. L’editoria digitale sta già dimostrando una notevole spinta propulsiva, crescendo con la rapidità tipica dei fenomeni legati alla tecnologia contemporanea, e mette in luce limiti e vincoli del mercato “tradizionale” che prima non potevamo percepire. Abbattere tali vincoli, se da un lato causerà indubbi malesseri e malumori, dall’altro donerà una vitalità che non pensavamo realizzabile.

Il primo e più importante esempio che mi viene in mente è il “salto” di passaggi tra autore ed utente (utilizzatore?) finale del prodotto letterario. Se oggi questi passaggi assorbono costi – a fronte, ovviamente, di un servizio di qualche tipo – la loro riduzione non potrà che modificare prezzi & ricavi delle opere letterarie. Lungi dall’annunciare la morte della professione di scrittore, sono fiducioso per un suo sviluppo. Gli autori stessi potranno porre sul mercato le loro opere con maggior facilità – e minori costi; un esordiente potrà appoggiarsi a semplici programmi per il suo pc domestico che impaginino e formattino correttamente il testo; poi potrà caricare su un sito specializzato la sua opera, dotandola di un prezzo secondo lui competitivo; l’incasso, poi, sarà completamente suo e potrà sottrarvi le spese (per il pc,l per i programmi di scrittura, per l’hosting sul sito). Formati simili sono già in uso in questi anni e riscontrano notevole successo, tanto che anche autori più quotati possono iniziare ad avvalersene; non mi stupirebbe che la struttura editoriale si modificasse radicalmente e che ciascuno divenisse editore di sé stesso o che nascessero cooperative di autori (noti) che condividano un unico staff, da loro dipendente (le professioni collaterali sono molte e preziose, non si può certo pensare di pubblicare ad alto livello da soli).

Questa è solo un’ipotesi veloce ma delinea uno scenario secondo me estremamente interessante. Per niente drammatico e apocalittico ma stimolante, innovativo.
Non sono avverso al cambiamento in quanto tale, anzi; è evidente dallo studio della storia che  il cambiamento sia l’unico fattore “coerente” e costante all’interno dei fatti. Nulla è costante, semmai passiamo da uno stato stabile all’altro per transizioni infinitesime. Credo quindi che cambiare sia non solo giusto ma connaturato nell’evoluzione inarrestabile. Non crediate di avere a che fare con un positivista, però, convinto che ci sia una continua evoluzione, un progresso nell’accezione più ristretta del termine; non valuto Oggi migliore di Ieri e peggiore di Domani. Sono semplicemente diversi.
I cambiamenti in questi anni stanno assumendo velocità sempre più elevata, alcuni avvengono quasi come repentine rivoluzioni. I settori tecnologico e informatico – internet in particolare – spingono questo effetto oltre ogni limite che riusciamo a pensare; quel limite cade nel momento stesso in cui lo concepiamo. Assistiamo veramente a un’era del “cambiamento istantaneo” e abbiamo modo di provarlo ripensando al nostro passato; com’erano diversi gli anni ’80 e ’90 dal decennio che stiamo vivendo ora? non credo che, a memoria d’uomo, ci siano state trasformazioni più repentine e radicali in così brevi lassi di tempo

Abbiamo riflettuto su alti sistemi partendo dai libri; per chiudere, voglio dirvi che non vedo la morte del libro e dello scrittore come prossimi. Lo ribadisco perché penso, piuttosto, che assisteremo a una sua rinascita. Morirà, forse, il libro di carta, com’è morto il manoscritto (e ci vollero secoli, sappiatelo). La carta sarà soppiantata con tempi celeri, certo, perché oggi tutto è più veloce. Ma il libro resterà; non smetteremo di sognare sfogliando parole (digitali), non smetteremo di sospira sui racconti dei nostri romanzieri preferiti, non smetteremo di tremare leggendo Stephen King.
E ora torno a Turtledove, in edizione cartacea ma economica.

 
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Pubblicato da su 24 agosto 2011 in Libri, Sproloqui, Teoria

 

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[Letture 4] Michael Crichton


Ho un debito incolmabile con una persona che non ho mai conosciuto e che, purtroppo, non avrò mai occasione di conoscere. Senza Michael Crichton e i suoi romanzi il me che voi conoscete non sarebbe qui e non sarebbe così. Suona melodrammatico ma è la verità.
Crichton, con i suoi romanzi tecnologici e sociali, è stato un filo conduttore che ha tenuto il passo per lunghi anni e che ancora oggi ha uno spazio tutto suo nella mia vita. Altri romanzieri sono sopraggiunti, altri scrittori ho avuto modo di apprezzare – anche in maniera estatica, se ripenso alla Rowling o a King, soprattutto La Torre Nera – ma lo stile di Crichton, i suoi temi, il suo approccio, quelli restano e penso resteranno per sempre.

Ho iniziato a leggere Crichton quando ancora ero alle medie (inferiori): un brano di Congo era sulla mia antologia e ho finito per leggere tutto il libro. Pregevole, divertente, colmo di stimoli: innovativo per quello che ero abituato a leggere.
Poi venne Jurassic Park e fu vero amore; devo averlo letto una dozzina di volte, in definitiva, ed è il libro della mia prima adolescenza. Meglio quello, io credo, che Tre Metri Sopra il Cielo!

All’epoca fu lo stile diretto e rapido a colpirmi; oggi aggiungo che, probabilmente, a fare la differenza erano anche la documentazione – un uomo di scienza precisissimo, non c’è dubbio – e le tematichtecnologiche, moderne, quasi scientifiche. Se Grisham ha dato forma a un nuovo legal-thriller, Crichton ha inventato lo science-thriller (ricordiamo solo Sol Levante e Il Terminale Uomo).
Crichton mi ha insegnato che per scrivere bisogna saperla lunga dell’argomento in questione; e se non ne sai, devi informarti. E’ una regola che seguo sempre quando mi metto alla tastiera: non amo scrivere e parlare a caso, amo ancor più farlo circa argomenti che padroneggio al meglio (oppure scrivere palesemente della mia ignoranza, rendendola pubblica: ma è un altro discorso).

Credo che a Crichton debba essere attribuito un ampio merito circa la mia passione per la scrittura; un professionista della scrittura, si, ma anche un uomo con una forte formazione personale in altri campi, giacché era un medico. Non da poco per un romanziere da milioni di vendite…
Se scrivo e se mi piace scrivere, e se vorrei scrivere davvero, è per l’ispirazione che mi ha dato lui con la sua carriera e con i suoi libri.

Se qualcuno volesse dedicarsi alla lettura dei suoi romanzi, posso consigliarvi di iniziare da Jurassic Park; credo sia un buon punto di partenza. Andromeda è anch’esso pregevole ma risente degli anni di distanza; rimane comunque uno dei miei romanzi prediletti. Punto Critico, veramente recente, è secondo me sottovalutato e meriterebbe ben più considerazione. Sfera merita sicuramente una lettura ed è un’idea veramente nuova, rispetto ai canoni a cui siamo ormai abituati; farebbe innumerevoli lettori, se ben pubblicizzato.
Andrei avanti per ore e li elencherei tutti, quindi mi fermo qui. Vi consiglio, però, di leggere e rileggere a fondo… Cricthon merita, merita davvero e non troverete molti romanzieri all’altezza.
Quindi: buona lettura!

 
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Pubblicato da su 18 luglio 2011 in Libri

 

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[Letture 3] Lista dei desideri…


Altro post a carattere personale, perdipiù estremamente breve.
Stasera ho creato la lista dei desideri su Amazon; pensavo di farne uno strumento per il mio compleanno ma mi ha aiutato non poco a mettere ordine nell’elenco dei miei desideri, soprattutto librari. Sono veramente troppi…

Ho inserito libri di storia, soprattutto contemporanea, pescati dalle liste degli esami, dalla bibliografia di altri testi, da autori di cui mi son piaciuti altri libri. Ho inserito un po’ di letteratura fantasy, ma neppure troppa. C’è un po’ di King, giusto un accenno. C’è moltissima storia del Concilio Vaticano II.
si, sono matto… lo so…

Che altro? Vedremo se servirà, di più non saprei cosa dire. Comunque, se leggete il post e volete farmi un regalo, vi consiglio di ordinare la lista in ordine di priorità!
Doppia versione: quella in italiano e quella per i libri in inglese (.com).

Buona settimana a tutti!

 
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Pubblicato da su 27 giugno 2011 in Diari, Libri

 

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Letture (due)


Si appresta la decisione riguardo l’esame di storia contemporanea; non è facile decidere cosa leggere all’interno della miriade di libri che il professore ha inserito nel programma, eppure devo farlo.
Un solo libro per quel modulo, un solo approfondimento tra mille che mi interesserebbero.
Un solo tema che giungerà all’esame.

Vediamo la lista:

Gibelli A., L’officina della guerra. La Grande Guerra e le trasformazioni del mondo mentale, Bollati Boringhieri 2007
Piretto G. P., Il radioso avvenire. Mitologie culturali sovietiche, Einaudi 2001
De Grazia V., Le donne nel regime fascista, Marsilio 2007
Traverso E., A ferro e fuoco. La guerra civile europea 1914-1945, Il Mulino 2007
Goetz A., Lo stato sociale di Hitler. Rapina, guerra razziale e nazionalsocialismo, Einaudi 2007
Peli S., La Resistenza in Italia. Storia e critica, Einaudi 2004
Fattorini E., Pio XI, Hitler e Mussolini. La solitudine di un Papa, Einaudi 2007
Mosse G. L., La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania (1815-1933), Il Mulino 2007
Menozzi D., Chiesa, pace e guerra nel Novecento, Il Mulino 2008
Bruneteau B., Il secolo dei genocidi, Il Mulino 2006
Romero F., Storia della guerra fredda. L’ultimo conflitto per l’Europa, Einaudi 2009.
Flores M., De Bernardi A., Il Sessantotto, Il Mulino 2003
Gualtieri R., L’Italia dal 1943 al 1992. DC e PCI nella storia della Repubblica, Carocci 2006
Gibelli A., Berlusconi passato alla storia. L’Italia nell’era della democrazia autoritaria, Donzelli 2011 assieme a  Ginsborg P., Berlusconi. Ambizioni patrimoniali di una democrazia mediatica, Einaudi 2003.

L’analisi dei testi prenderebbe davvero tantissimo tempo e tantissime righe, penso che ve la risparmierò. Però scorrendo la lista è davvero difficile scegliere, almeno per me: moltissimi i libri che sceglierei, moltissimi i libri che leggerei con piacere, moltissimi i temi che vorrei discutere all’esame.
Effettivamente è da un po’ che avverto la necessità di affrontare certi temi – più o meno mi capita per ogni esame che sostengo – e vengo sistematicamente disatteso da un esame troppo celere. Certo, per la mia media torna comodo, non mi lamento. Però mi sembra quasi di buttare del tempo dedicando magari un mese a un esame per vederlo risolversi in dieci minuti di conversazione – anche superficiale – lasciando nella borsa il 98% dei contenuti che mi sarebbe interessato discutere e su cui avrei voluto sentire un altro parere. Certo, ci sono eccezioni… ci mancherebbe.

Torniamo al tema del giorno: devo scegliere un libro. Quale?
In testa alla lista c’è Mosse: è bravo, scrive bene e il tema è molto interessante. Non disdegnerei nemmeno Traverso, Goetz, Peli, Menozzi o Fattorini. Il rapporto Chiesa/Fascismo è un boccone amaro per ogni cristiano mentre la Resistenza è argomento da sollevare e da ricordare, perché non cada dimenticata (o non sia vittima di bieco revisionismo). Bruneteau, Romero e Gualtiero non sarebbero male: guerra fredda, genocidi e storia politica (DC-PCI) sono indubbiamente interessanti. Altrettanto avvincenti i testi sullo Psiconano, di Gibelli e Ginsborg. Ma lì cadiamo nell’attualità e nella Resistenza…

Si nota che la lista è folta, insomma. Mosse resta in testa ma ho tempo fino a giovedì prossimo per decidere. Voi cosa ne pensate? Cosa leggereste? Cosa mettereste sul banco dell’esame per discuterne con il professore?
Avanti, non siate avari con i consigli!

 
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Pubblicato da su 5 Maggio 2011 in Diari, Libri, Sproloqui

 

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Letture


Questo è un post d’interludio, un po’ come quello sul Silvio nazionale e sulle scomuniche.

Mi devo dedicare a un po’ di sane letture, visto che da domani non avrò esami per un paio di mesi e che la ricerca di un lavoro non è osteggiata da questa attività (anche se, ovviamente, inizierò presto a dedicarmi ai libri per giugno).
Ho un po’ di libri in arretrato e un po’ di letture che vorrei acquisire nella mia biblioteca sempre più corposa, mi serve un po’ di aiuto per decidere. Vediamo di schematizzare la situazione attuale, tra letture in corso, letture già acquistate e letture papabili.

In corso:
Limit, di Schätzing, Frank: Non male anche se estremamente corposo (oltre 1300 pagine), almeno per quello che ho letto fn’ora (130 pagine). Spero però decolli e senza dubbio non è libro da portare in treno o nello zaino. Questo te lo leggi a casa…

Acquistati:
Dresden’s file 1, 2, 3, di Jim Butcher: Una bella saga fantasy contemporanea, da cui hanno anche tratto una serie TV, molto molto Mage. Ha il difetto di essere in inglese quindi non è il massimo del relax, nonostante il tema decisamente leggero. Ha il pregio fortissimo di essere magia.

Dietro quel delitto, Ian Rankin: Giallo scozzese con l’ispettore Rebus, di Edimburgo. Adoro la città, altri libri di Rankin mi sono piaciuti davvero molto, anche se risentono di una certa lentezza. Ammetto che se uno non ha visitato Edimburgo può trovarli un po’ ostici, ma se conosci i luoghi… son romanzi speciali!

La Ruota del Tempo vol. 2, la Grande Caccia, di Robert Jordan: Il primo volume mi è piaciuto davvero, un fantasy di qualità che non leggevo da tempo. A preoccupare è il timore che la saga mi piaccia troppo e mi ritrovi poi ad attendere che escano gli ultimi romanzi. Vero è che sono tutti colossali e me ne mancano 9…

Cose preziose, di Stephen King: Non credo serva una presentazione. Già il fatto che sia King basta e avanza per pensare di leggerlo. Adoro King e rivoglio la Torre Nera. Da capo.

Scende l’oscurità, di Harry Turtledove: Un fantasy un po’ diverso dal solito per un vero maestro, è il secondo romanzo di una saga di cinque. Ho apprezzato molto il primo anche se soffre della dispersione dei personaggi tipica di alcune opere diTurtledove… prima o poi questa saga è da finirsi.

Da acquistare:
La spada del destino, di Andrzej Sapkowski: Seguito de Il Guardiano degli Innocenti, si tratta di raccolte di racconti di un autore polacco, creatore del personaggio di Geralt di Rivia, uno strigo (witcher) ovvero un cacciatore di mostri, difensore dell’umanità. Da questi racconti il gioco per pc – secondo me splendido – The Wicther. Costano una fortuna, come quasi tutti i libri della Nord.

La società aperta e i suoi nemici, di Karl R. Popper: Uno dei saggi politici più importanti di Popper, indubbiamente liberista, fondamentale per capire il pensiero dell’autore. Uno di quei libri che non può mancare in una biblioteca, se ci si interessa dell’argomento. Da sospendere in attesa della scelta per la tesi? Troppo pesante per il relax? O da comprare per cavalcare l’onda dell’interesse?

La struttura delle rivoluzioni scientifiche, di Thomas S. Kuhn: Un libro che voglio leggere da quando avevo tredici anni – colpa di Ian Malcolm – e un testo centrale per comprendere le ipotesi riguardo i paradigmi scientifici. Nel best of… ma bisogna vedere quando.

Qualcuno vuole aggiungere o suggerire libri o temi? Ho un sacco di Gaiman arretrato, a dire il vero… per non parlare di King o Asimov. Considerate anche le mie scarse condizioni finanziarie, mi raccomando.

 
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Pubblicato da su 18 aprile 2011 in Diari, Libri, Sproloqui

 

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